San Michele di Gregorio, protettore dei pali

Michele Di Gregorio portiere rivelazione del Monza

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Michele Di Gregorio dal suo profilo social Instagram. Elaborazione grafica a cura di Jessica Benucci
Michele Di Gregorio dal suo profilo social Instagram. Elaborazione grafica a cura di Jessica Benucci
Ci sono parate che valgono quanto un gol.
Parate che hanno il potere di lasciare la porta inviolata (spesso su un risultato in bilico) ma non vengono acclamate a gran voce come avviene per un gol di un attaccante, con la folla che scandisce all’unisono nome e cognome del protagonista di turno.
Questo la dice lunga sul controverso ruolo del portiere, sempre SOLO, “burattinaio dai fili invisibili”, ultima pedina in gioco, “o la va o la spacca”.
Da un suo errore o da una prodezza dipendono le sorti della gara e, ironia del caso, uno sbaglio diventa irrevocabile. Un terzino può fallire un passaggio o un tackle, un attaccante una conclusione, un’ala un contrasto, un difensore può farsi intercettare il lancio ma nessun errore è così fatale come quello dell’estremo difensore.

Una tigre con le ali

Un cambio di consonante e il gioco è fatto.
Così il leggendario Uomo Tigre, lottatore senza eguali, cede la ribalta all’Uomo Digre. Un Lottatore per un altro Lottatore.
Michele Di Gregorio: barba ramata, mood da guerriero a custodire la porta, occhi di ghiaccio a ipnotizzare gli avversari. Un felino tra i pali, una tigre con le ali, un cliente scomodo per i finalizzatori. Anticipa palloni, intuisce traiettorie, si trova nel posto giusto al momento giusto: ben 7 metri per 3 da tenere a bada.
Domatore di palloni, il braccio è estensione dei suoi riflessi, i guantoni come seconda pelle, regista in solitaria del suo verde palcoscenico, area grande e piccola. Tutta questione di geometrie!
L’Uomo DiGre tesse la sua rete tra i pali, erige uno scudo, unico a cui è concesso di accoccolarsi alla sfera. I compagni calciano il pallone, lui lo fa suo, lo accarezza, gli sussurra promesse d’amore, gli rivela che non lo “lascerà mai”.
Ma l’apparenza a volte inganna. Nonostante il suo aspetto da guerriero, in fondo, Michele Di Gregorio è un gigante buono, il classico bravo ragazzo, quello della PORTA accanto. Porta di cui è vigile guardiano.

San Michele

Ne abbiamo viste di parate esemplari, sinuose danze acrobatiche tra i pali.
San Michele ci ha abituati bene, viziati con le sue prodezze in un crescendo di prestazioni.
Di volta in volta alza l’asticella, passa al livello successivo, regala nuovi upgrade sorprendendo con le sue performance strabilianti. Sarebbe riduttivo elencarne solo alcune: la scorsa stagione le prodezze contro la Juve a sugellare il risultato (espugnato peraltro tra i gironi della fortezza dell’Allianz); poi col Napoli e l’Inter; quest’anno i ripetuti clean-sheet e non ultime le parate contro la Roma e l’Udinese.
Perché quando il destino è beffardo e gli equilibri vacillano ci pensa San Michele Gregorio a fare i miracoli.
D’altronde è uomo votato al sacrificio come ci rammentano le Cronache 2020 che lui riporta di recente sui suoi social: “Per la porta ho dato tutto. Una volta giocai nonostante un dolore alla mano rimandando gli esami a dopo la partita. Avevo una frattura allo scafoide”.
A un uomo così, UOMO di fatto, fuori e dentro il campo, non possiamo che augurare il meglio sperando che, a breve, il celeste dei suoi occhi si abbini all’azzurro della maglia della Nazionale. Fa nulla se un giorno vestirà altri colori: sarà stato comunque un privilegio vederlo in biancorosso.

In bocca alla Digre, San Michele!

La Fantasista
Jessica Benucci

Cover: elaborazione grafica di Jessica Benucci per MCB da Instagram di Michele di Gregorio

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