Ancora una volta il Lecce ostacola il cammino del Monza.
La storia infinita (vi dice qualcosa il film?), che puntualmente si ripete dal 1979.
Una vera e propria nemesi per biancorossi, come Joker nei confronti di Batman. Destini che si inseguono, rigori decisivi da una parte e dall’altra, dall’errore di Silva all’ultimo penalty trasformato da Krstovic.
Anche domenica il Lecce ha sparigliato le carte negando al Monza la gioia di un successo che, a conti fatti, avrebbe meritato.
1 punto guadagnato o 2 punti persi?
Bicchiere mezzo vuoto, come rimarcato nel post-partita dallo stesso Palladino. Un’opportunità svanita che, però, non può minare le certezze di un collettivo coeso e determinato.
Allegri dice che “il calcio lo ha inventato il diavolo” e analizzando certe partite, vedi Monza-Lecce, non ha tutti i torti. Ma è anche vero che, sostenendo il detto di Vujadin Boškov, solo “quando Dio vuole palla entra in rete”.
Evidentemente gli Dei del football presenti all’U-Power Stadium vestivano giallorosso, ma è doveroso ammettere che con un pizzico di cinismo in più i biancorossi avrebbe potuto chiudere la gara con un punteggio rotondo a suo favore.
25 tiri totali per il Monza, record per i brianzoli in un match in Serie A, 1 gol realizzato.
Un dato evidente, sintomo di quanto sia necessario aumentare la cattiveria agonistica negli ultimi 16 metri e la lucidità in area di rigore.
Una cosa è certa: l’1-1 casalingo coi salentini lascia l’amaro in bocca e più di un rimpianto al Monza, considerati gli sforzi profusi e l’ottima prestazione, di dominio totale nei confronti degli avversari.
Una prova corale e di spessore che i biancorossi dovranno riproporre sabato 23 settembre all’Olimpico contro la Lazio, preservando quella mentalità incendiaria e battagliera che Palladino ha saputo restituire alla squadra.
La salvezza passa attraverso punti e risultati, ma anche dalla solidità di un gruppo costruito, e forgiato, per combattere.
Con qualità, carattere e duro lavoro. Sempre.